La pianta di fave appartiene all’ordine delle Leguminosae e si tratta di una coltura di stagione che produce dei baccelli di dimensioni di circa 15-18 cm. Questi baccelli contengono dei semi il cui aspetto appiattito ha fatto sì che prendessero il nome di fave anche se ci sono tutta una serie di altri nomi con cui vengono chiamati quali ad esempio fagiolo di piccione, fagioli inglese e di cavallo.
Nonostante non si tratta propriamente di fagioli le fave sono correlate al legume di veccia e il momento più adatto per piantarle dipende maggiormente dalla zona in cui si vive. La pianta di fava è di fatto una pianta annuale abbastanza simile ad un cespuglio i cui frutti necessitano di 4-5 mesi tra il periodo di semina e quello di raccolto.
Come si coltivano le piante di fave?
Il modo di coltivare le fave ha davvero origini molto antiche tanto da essere state trovate addirittura nelle antiche tombe egizie. Le fave più conosciute sono senza dubbio quelle che prendono il nome di Fava Windosor ma comunque tutte le fave di ogni specie si presentano come dei grossi fagioli con semi sgusciati, appiattiti e grandi.
Le specie di fave sono tutte diverse tra di loro tanto da poter cambiare la dimensione dai 5 ai 25 cm; addirittura ci sono alcune fave che raggiungono l’altezza di 80 e 150 cm. Invece per qualche che riguarda le foglie arrotondate vediamo che queste somigliano moltissimo a quelle di piselli che si sviluppano a grappolo appuntiti.
Ma quando si coltivano le piante di fave?
Di norma sappiamo che le piante di fave vengono coltivate con la semina 2 volte l’anno: una volta in primavera ed una in autunno ma comunque sia tutto dipende sempre dal calendario lunare delle coltivazioni. Per iniziare bisogna seminare i semi per 3 cm di profondità in un terreno fertile a mantenere sempre ben umido soprattutto durante la fioritura. Che cosa non si deve piantare accanto alle fave?
- Porri;
- aglio;
- cipolle.
Quando si parla di consociazione delle culture si allude ad una tecnica agricola che prevede la coltivazione di diversi ortaggi accanto. Questa viene utilizzata da molti secoli dai contadini e si basa sulla constatazione che alcune colture si riescono ad aiutare a vicenda mentre altre si ostacolano come nel caso degli ortaggi citati sopra.
Tutto quello che c’è da sapere è che la consociazione degli ortaggi migliora l’uso delle risorse e quindi diverse piante prelevano tutti i nutrienti essenziali dal suolo, riducendo così anche il rischio di esaurire tutti gli elementi specifici. In tutto ciò si migliora anche la biodiversità dato che si riesce a favorire un ecosistema ricco e piuttosto vario.